Cassata siciliana

una dolcissima scoperta che vi farà venir voglia di assaggiarla!

Le origini della Cassata siciliana sono molto antiche e pare risalgano al periodo della colonizzazione Greca, quando per dessert veniva preparata la “caseata“, un dolce con miele e formaggio.

Successivamente, tra il IX e l’XI secolo con la dominazione araba vennero importate tantissime innovazioni soprattutto in ambito dell’agricoltura con la coltivazione di agrumi (limoni, arance, mandarini e cedri), o con la coltivazione di frutta secca con le mandorle e i pistacchi, e la canna da zucchero.

La leggenda narra di un pastorello arabo che creò il Quas’at”, durante una notte di veglia al suo gregge di pecore, gli venne fame…nel sacco dei suoi viveri trovò della ricotta e dello zucchero, che mischiò dentro una ciotola per poi cibarsene. Il termine “Cassata” deriva dal nome Quas’at”.

Qualche anno piu’ tardi, alla Kalsa di Palermo, i cuochi della corte dell’ Emiro Khalil ibn Ishah, presero spunto da questa pietanza che la arrotolarono nella pasta frolla e la cossero.
Ancora oggi a Palermo, troviamo questa prima versione della Cassata siciliana cotta al forno. 

Dominazione Normanna (1130 – 1194 d.C).

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Durante il periodo normanno in Sicilia di Ruggero di Altavilla, la cassata siciliana viene ulteriormente rivisitata. Questa volta bisogna ringraziare le monache della Chiesa di Santa Maria dell’Ammiraglio a Palermo in piazza Bellini, soprannominata anche come ”Martorana“ (denominaz. dalla presenza di un monastero benedettino femminile, fondato nel 1193 da Aloisia de Marturano). Le monache della Martorana, sono famose per aver inventato la Pasta Reale o della Martorana appunto, una  composta con farina di mandorle tritate, zucchero di canna ed erbe per colorare la pasta.

La leggenda narra che:

 le suore della Martorana avevano realizzato uno dei giardini più belli della città di Palermo, e possedevano un orto ricco di coloratissimi ortaggi. Così un giorno il vescovo incuriosito, decise di andar a far visita al convento delle monache, ma essendo un giorno di pieno inverno, tutto era spoglio. Le monache non volendo fare brutta figura, decisero di ricreare i frutti e gli ortaggi colorati in pasta reale.

Ecco la seconda versione della Cassata siciliana, che da prodotto da forno, diventa prodotto freddo ricoperto di pasta reale.

Successivamente nel tardo latino, grazie all’abate di San Martino delle Scale (fraz. di Monreale a Palermo), Angelo Sinesio (1305-1386) inserì nel Declarus (il vocabolario siciliano), la prima definizione della cassata, come “Cibus ex pasta pani set caseus compositus” letteralmente: cibo composto da pasta di pane e composta di formaggio.

Dominazione spagnola (1516 – 1713 d.C) con Carlo V.

Risultati immagini per dominazione spagnola carlo vLa cassata siciliana, subì influenze anche spagnole durante il periodo di Carlo V. La terza versione del prodotto dolciario, costituisce l’inserimento di piccoli pezzi di cioccolato (importato dagli spagnoli) all’interno del ripieno di ricotta, e la sostituzione della pasta frolla al Pan di Spagna ( periodo storico di dominazione da cui prende il nome). Il movimento artistico del tempo era il Barocco. Per decorare la cassata siciliana, venne aggiunta la frutta candita.

1873 Vienna la cassata siciliana diventa internazionale grazie a Salvatore Gulì.

Risultati immagini per salvatore gulìNel 1873 a Vienna, in occasione di una manifestazione dolciaria, il palermitano nonché pasticcere dell’epoca Salvatore Gulì, decise di esporre la cassata siciliana introducendo una sua idea originale, la “Zuccata” una lucida glassa di zucchero immergendo dei pezzettini di frutta. Da allora sino ai giorni d’oggi, la cassata siciliana non ha piu’ subìto modifiche.

Il mio consiglio è quello di assaggiare entrambe le versioni della cassata siciliana.

Curiosità.

Minnuzze di sant'aita.jpg

Durante il periodo “agatino” nella città di Catania (tra la fine del mese di gennaio e per tutto il mese di febbraio), nelle pasticcerie lungo la Via Etnea, potete gustare le Cassatelle di S.Agata “minnuzzi ri sant’Àjita” in siciliano. Il dolce prende il nome dall’atto del martirio della Santa alla quale le venne amputata una mammella.

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