La diga del Vajont

Per non dimenticare, la notte del 9 ottobre 1963.

La storia.

Il Vajont è il torrente che scorre tra il borgo di Erto e Casso in Friuli Venezia Giulia. A partire dal dopoguerra, fu ideato un progetto idraulico sulla costruzione di una diga idroelettrica per favorire alle comunità limitrofe l’Energia rinnovabile. La diga venne costruita tra il 1958 e il 1961 e fu chiamata con lo stesso nome del torrente “Vajont” ed era la piu’ alta al mondo, misurava ben 260 mt. di altezza.
Attraverso un sistema complesso di condotte in caverna, venne realizzata la “rete idraulica Maè, Vajont e Boite” allo scopo di produrre energia rinnovabile tutto l’anno. Inoltre, si rese necessaria una manodopera stabile nella costruzione e nella messa in azione, e la necessità della manodopera, portò ad un positivo arresto della “spopolazione” del borgo che migrava altrove in cerca di fortuna.

Ma c’era chi da principio si era schierato contro la costruzione del Vajont, una di questi era la giornalista Tina Merlin. Questo suo pensiero successivamente, creò una scissione di pensieri. Chi era a favore perchè la costruzione e il mantenimento portava lavoro, e chi invece era contro, perchè non si puo’ comandare la natura.

La Problematica.

L’ambiente geologico è di tipo calcareo, di facile frana. Il Monte Toc franava anche prima della costruzione della diga, franava in contemporanea, franava dopo e frana ancora oggi. Come mai i costruttori di allora non si siano accorti di tutto ciò? E come mai era solo Tina Merlin a denunciare tutta questa problematica?
Nonostante questo, si cercò con la tecnologia di allora, di rendere impermeabile la diga e vi furono moltissimi studi geologici e idrici, ma il Toc, continuava a franare. Ciò fu ignorato da tutti, studiosi, e progettisti della SADE la Società Adriatica Di Elettricità. Inoltre, non venne nemmeno rispettato il progetto originario, e le pareti della diga furono fatte alzare di 700 metri in piu’ circa.

I primi crolli del Monte Toc.

Accaddero il 22 marzo del’59 durante il periodo di costruzione, era la famosa “Frana di Pontesei” in cui si riversarono circa 3 milioni di mt.cubi di roccia sul Lago Pontesei, precipitando ad un altezza di 500 mt., colmando parzialmente il lago e generando un onda che scavalcò la diga e causò la morte dell’operaio A.Tiziani dedito ai lavori della centrale elettrica, il cui corpo non fu mai trovato. Il fenomeno risuonò al bellunese, precisamente a Longarone che causò molta preoccupazione, era l’anticipazione del grande disastro.

L’anno dopo durante il periodo di collaudo, circa 800 mila mt.cubi di roccia, scivolarono nel bacino del Vajont.

La gente delle frazioni e dei borghi di Erto e Casso, si divisero in due opinioni diverse, una contro l’altra. C’era chi era favore della costruzione della diga, e che grazie alla SADE, avrebbe portato lavoro, soldi e progresso alla comunità, e c’era chi era a favore delle opinioni della giornalista dell’Unità, Tina Merlin considerata un personaggio scomodo, in primo luogo perchè donna, e in secondo luogo perchè le sue idee andavano a favore della popolazione e contro i poteri forti come la SADE.

Risultati immagini per giornalista dell'unità vajont

Sebbene la Merlin, avesse annunciato nel 1961 in un articolo dell’Unità,che se il Toc fosse franato, avrebbe generato numerosi danni, il famoso “Patoc” in friulano=marcio/fradicio. Ma ancora una volta, non venne presa in considerazione la sua teoria.

Fonte della foto
Leggi il Saggio di Tina Merlin“Sulla pelle viva. Come si costruisce una catastrofe. Il caso del Vajont” uscito nel 1983.

Film Vajont, per non dimenticare.

La notte del disastro.

Il 9 ottobre del 1963 alle 22:39 oltre 270 milioni di mt.cubi di roccia e detriti si staccarono dal Monte Toc generando un violentissimo terremoto e ben tre onde altissime:

  1. la prima, si diresse verso lo stacco del Toc, verso l’alto
  2. la seconda, andò a colpire tutte le frazioni di Erto e Casso (S.Martino, Pineda, Forcai e Val del Pont) cancellandole del tutto.
  3. la terza, composta da ben 50 milioni di mt.cubi di acqua e detriti, con una potenza di 100 km/h, scavalcò l’intera muraglia della diga artificiale del Vajont,
    giungendo sino al fiume Piave che si ingrassò, e distrusse la parte meridionale del paese di Longarone. Erano illese le case e il Municipio perchè erano in direzione Nord.

 

 

L’indomani della tragedia.

I vigili del Fuoco, la Croce rossa dei paesi limitrofi dovettero attendere l’indomani del 10 ottobre per giungere nei luoghi colpiti, per via di enormi quantitativi di acqua e detriti.
Si stimarono circa 1910 vite scomparse, tra cui: 487 bambini inferiori a 15 anni.
Dopo il disastro, il Ministero dei Lavori Pubblici aprì un’ inchiesta giudiziaria dove i massimi dirigenti della SADE, vennero accusati di omicidio colposo plùrimo.

 

 

 

 

 

 

 

Risultato?

La diga non entrò mai in funzione.
Oggi, l’intero edificio è proprietà di ENEL ma del tutto in disuso. Dal 2007 la diga è aperta al pubblico, si passa attraverso il coronamento superiore PER NON DIMENTICARE.
Si effettuano visite guidate in determinati giorni della settimana e sono su prenotazione.
E’ ancora oggi molto toccante vedere dall’alto la frana, il distacco di una parte del Toc, i detrti riversati sul bacino e immaginare cosa sia successo.

In questo video M. Corona racconta di quella notte.

La testimonianza del Vajont, buona visione!


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