Argimusco

Megaliti dell’Argimusco

la Stonehenge siciliana

 

L’altopiano dell’Argimusco, si trova in Sicilia a confine tra i Monti Nebrodi e i Monti Peloritani. Il territorio si trova ad un’altitudine di 1200 mt. di altezza, spesso fa fresco anche d’estate quindi vi consiglio di indossare una giacchettina. Come dicevamo, il territorio è ricco di vegetazione sempre verde, con fitti boschi e ruscelli. Luogo ideale per gli amanti delle passeggiate, del trekking e dei Bikers che si addentrano per la famosa “traversata dei monti Nebrodi”.

Cosa sono i Megaliti dell’Argimusco?

I Megaliti dell’Argimusco sono delle grandi pietre calcaree che nel corso del tempo hanno subìto l’erosione naturale, assumendo particolari e spesso inquietanti forme. Questo ha sempre scaturito molta curiosità dalla popolazione locale e da tutti i viaggiatori di passaggio. Infatti, molte sono le leggende su questo antico luogo.

Il territorio ha sempre generato l’idea di luogo sacro dove venivano svolti riti sacri propiziatori e di ringraziamento in onore al dio Sole. Il sito presenta anche alcune testimonianze di alchimia e di esoterismo, come quella di Arnaldo da Villanova, ospite a corte di Federico III di Aragona. Analizzando i pagliai in pietra “cuburi” attorno ai “menhir – dal bretone men=pietra, e hir=lungo – , si arriva a pensare alla presenza della necropoli.

 

L’astronomia nell’antichità.

Gli affioramenti di queste rocce arenarie sono adatte ai calendari astronomici per determinare i solstizi d’estate e gli equinozi d’inverno, in posizione strategica di orientamento verso i “menhir”. Alcuni di questi, sono blocchi di granito forse condotti da lontano, collocati in mezzo alle masse di pietra arenaria caratteristica propria dei monti Nebrodi. Sembrerebbe ci siano anche altri elementi naturali, che indurrebbero a pensare anche alle varie fasi lunari.

I Menhir dell’Argimusco.

Megaliti dell'Argimusco (Montalbano Elicona) - Aktuelle 2020 ...

I primi due grandi Menhir che troviamo all’inizio del percorso, sono riconducibili a due Mammut rispettivamente il cucciolo e l’adulto soprannominato Margy, dal simpatico protagonista del cartoon Disney ”l’Era Glaciale’. Le danze attorno ai menhir si ritrovano spesso nelle culture celtiche, e riguardavano riti propiziatori dedicati alla fecondità della terra e dell’uomo. Proseguendo lungo il sentiero, si scorge il Guerriero o il Sacerdote, riconoscibile –> per via di un foro nella roccia che sta a simboleggiare l’occhio che tutto vede e tutto sa.

 

L’Aquila.

Dalle ali aperte e la testa rivolta a sud, verso il vulcano Etna simboleggia il collegamento tra terra e cielo e punto della Necropoli.

La Grande Rupe.

Se osservata da sud, si scorge un’impressionante profilo di uomo, da alcuni denominato ‘il Teschio’ mentre da altri ‘il Siculo’, figura creatasi dal processo di erosione eolica naturale.

Il Grande Sedile parallelo alla Rocca di Novara.

Proseguendo verso nord, troviamo un megalite fondamentale per l’osservazione astronomica, quello della ‘Torre’ o ‘Grande Sedile’, dalla forma cubica, che sta in parallelo con la Rocca Novara, simbolo del borgo di Novara di Sicilia. L’uomo antico si serviva della posizione di questi due megaliti in parallelo per capire l’astronomia dell’orizzonte. Se durante il corso dell’anno il Sole veniva osservato sorgere da nord a est –> era l’inizio dell’estate, al contrario, se il Sole sorgeva alla destra della Rocca (a sud dell’est) –> era l’inizio dell’inverno.

La mia preferita: l’Orante.

Alta ben 25mt. e dal profilo femminile con le mani giunte, volge lo sguardo a nord verso il mare e le isole Eolie. Consiglio di ammirarla soprattutto al tramonto. Sulla sommità della roccia, è scavata una vasca che serviva alle genti per la raccolta delle acque battesimali. 

Le ricerche del Prof.Pantano.

E’ grazie al Prof. Gaetano Maurizio Pantano, insegnante e storico originario del vicino borgo medievale di Montalbano Elicona, affascinato dalle queste innumerevoli strutture rocciose, che ne inizia lo studio durato piu’ di un ventennio, e parte di queste ricerche sono ricercabili nel saggio “Megaliti di Sicilia”, pubblicato nel 1994.
Procedendo il nostro tour sull’Argimusco incontriamo quello che il Prof. Pantano chiama ‘il Tetraedro’, ovvero ‘la Pietra dei sette scalini’  intagliati nell’arenaria che permettono di giungere la sommità, forse con la funzione di osservatorio.

Le ricerche del Prof.Todaro.

Il Prof. Giuseppe Todaro, è uno studioso montalbanese che attraverso alcuni studi sul territorio di Abakainon – area archeologica nel Comune di Tripi a circa 15 km dall’Argimusco – ha sviluppato alcune teorie sull’origine di queste popolazioni nel territorio. Il suo libro: “Alla ricerca di Abaceno“, pubblicato nel 1992.

Conclusione.

Oggi percorrendo l’altopiano è difficile non immaginare alla mano dei ciclopi, ammirando i giganteschi megaliti presenti nell’area, e si arriva a pensare che i Megaliti dell’Argimusco fungessero da concentrazioni delle forze della Natura per creare un’atmosfera magica ed ancestrale.

Ecco velato il motivo della denominazione: La Stonehenge siciliana.

Numerose leggende raccontano della presenza dei Giganti in terra siciliana, storie del mito con radici molto profonde come quelle di–> Polifemo, il ciclope che abitava presso una grotta del vulcano Etna e che venne sconfitto da ulisse con l’inganno.

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