Giufà

Chi era Giufà, il protagonista dei racconti siciliani?

Ricordo che da bambina, mia nonna per farmi stare “ferma e zitta” mi raccontava le disavventure di Giufà.

Un personaggio privo di qualsiasi malizia e furberia, credulone, facile preda di malandrini e truffatori di ogni genere nella Sicilia dl tempo. E’ un personaggio letterario della tradizione siciliana orale popolare non solo della Sicilia ma di tutto il meridione. Giufà, quel tipetto unconvetional, curioso personaggio popolare della narrativa, una delle figure tipiche del finto sciocco che sapeva, ma faceva finta di non sapere per farsi prendere dalla società da “sciocco”, cosicché agiva d’astuzia, approfittando delle opportunità che la società del tempo offriva, ebbene sì, Giufà, interpreta la vita e la società a modo suo, come don Quijote de la Mancha che combatteva per la giustizia contro i mulini a vento che scambiava per mostri giganti.

Fino al XVII secolo, le disavventure di Giufà venivano tramandate di generazione in generazione in forma orale e solo a partire dalla seconda metà dell’800 si cominciò a scrivere su di lui. L’antieroe in questione, è conosciuto con tanti nomi quante sono le zone del bacino del Mediterraneo che hanno dato luogo alle sue disavventure, parliamo di Piana degli Albanesi in Sicilia e pronunciamo il nome di <<Giuvà>>, andiamo in Sardegna e si chiama << Gioffah>>, a Malta << Giohan>>, in Spagna <<Juan el tonto>> e in Turchia << Nasreddin Khoja>> sì, proprio così cari lettori, N.Khoja come il filosofo turco poiché tutti i suoi racconti possiedono le stesse caratteristiche del Giufà siciliano.

Nato nel 1208, N.Khoja divenne subito famoso per la sua leggerezza di affrontare la vita, i turchi stessi ridono delle sue storielle che descrivono il personaggio sotto la veste di un “folle”, “tonto”, un personaggio unconventional, trasgressore delle vicissitudini della società del tempo che riesce sempre, in un modo o nell’altro a scansare i guai uscendone illeso, facendo ridere un vasto pubblico di grandi e piccini.

Giuseppe Pitrè, il noto studioso di antropologia e tradizioni popolari siciliane nel 1875 raccolse tutte le storielle di origine siciliana in “Fiabe, novelle e racconti popolari siciliani” dove le trame descritte ne prendono spunto,  da fatti realmente ricorrenti nelle campagne del palermitano, quando ladri e imbroglioni ricorrevano spesso a promesse allettanti avanzate a ragazzi dei quartieri del tempo per ottenerne in cambio prelibatezze sottratte alla campagna o alle dispense dei loro genitori.

Qui troviamo la piu’ famosa storiella di Giufà e la porta:

‘Na vota la matri di Giufà iju a la Missa; dici:
—Giufà, vaju a la Missa; tirati la porta.
Giufà, comu nisciu so matri, pigghia la porta e la metti a tirari, tira tira, tantu furzau ca la porta si nni vinni. Giufà si la càrrica ‘n coddu, e va a la Chiesa a jittariccilla davanti di so matri:
—Ccà cc’è la porta!…
Su’ cosi chisti?!…”


(Pitrè, “Fiabe”, III)

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TRADUZIONE LINGUA ITALIANA:
Una volta la madre di Giufà andò a Messa.
—Giufà, — gli disse — vado a messa; tirati la porta.
Giufà, appena la madre uscì, afferrò la porta e la cominciò a tirare. Tira e tira, tanto la forzò che la porta si staccò. Giuf à se la mise sulle spalle e andò in chiesa a buttargliela davanti a sua madre:
—Qui c’è la porta!…
Son cose queste?!…


Traduzione di Celona e Sergi

Per conoscere altri racconti della vita quotidiana e delle marachelle di quel “pazzoide” in senso buono, di Giufà cliccate questo link:  http://tuttoscuola.altervista.org/giufa/giufa.htm

Buona lettura!

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Fonte:”Forse non tutti sanno che in Sicilia…” di Clara Serretta

Fonte storiella: http://www.dialettando.com/regioni/pages/detail.lasso?id=4614

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