Catania: i lampioni di Piazza Università

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Scopriamo insieme

le leggende dei 4 lampioni di piazza Università a Catania!

Raggiungendo piazza Università, lo scenario del tardobarocco ci coinvolge e ci attornia. Qui troviamo i palazzi nobiliari settecenteschi, dal Palazzo Gioieni d’Angiò, al Palazzo San Giuliano fino al Palazzo La Piana (nell’omonima via).

Ma vi siete mai chiesti chi ha realizzato i 4 lampioni in bronzo?

L’ingegnosità appartiene allo scultore e fondatore dell’Istituto d’Arte a Catania: Mimì Maria Lazzaro.

Quali leggende raccontano i quattro lampioni?

  1. La leggenda dei fratelli Pii: Anapia e Anfinomo.
  2. Il paladino Uzeda
  3. Colapesce
  4. Gammazita

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  1. La leggenda dei fratelli Pii: Anapia e Anfinomo.
    Diverse fonti riportano come un’eruzione vulcanica realmente avvenuta nei pressi del villaggio etneo dei fratelli Pii, li costrinse a fuggire, ma dovettero rallentare il passo poiché portarono con loro i genitori ammalati.  Gli dei, impietositi dalla tempra morale dei due giovani deviarono la colata lavica per salvarli, evitando cosi la tragedia. 
  2. Il paladino Uzeda.
    Il giornalista catanese Giuseppe Malfa, per spiegare la denominazione del Castello Ursino, inventò il personaggio di fantasia del cavaliere medievale: il paladino Uzeda, un giovane invaghito della principessa Galatea, figlia del re Cocalo, che durante una passeggiata a cavallo vicino lago di Nicito (oggi via), viene scaraventata d’improvviso a terra svenendo. Al risveglio la principessa, urla contro il paladino Uzeda che aveva tentato di baciarla per svegliarla, e sapeva che non avrebbe mai potuto sposare un uomo che non era nemmeno cavaliere. Così, l’innamorato paladino Uzeda per conquistare il cuore della principessa Galatea, diventa eroe, sconfiggerà i giganti Ursini per coronare il suo sogno d’amore.
  3. Colapesce da Nicola-Cola, era un giovane che viveva a Capo Peloro nel messinese.
    Trascorreva intere giornate al mare, egli si sentiva libero ma, la madre era contraria e un giorno lo maledì affinché diventasse un pesce. E così avvenne! Cola, iniziò a mutare in pesce e tutta la Sicilia venne a sapere su di lui, tanto che il re normanno Ruggero volle metterlo alla prova: gettò in mare una coppa d’oro e Cola la trovò, allora il re gettò una corona e nel punto più profondo degli abissi e quando Cola si rituffò, scoprì che la Sicilia poggiava su 3 colonne, una delle quali però era distrutta dal fuoco tra Catania e Messina. Allora Colapesce decise di mostrare al re Ruggero che stava dicendo la verità, portò con sè un pezzo di legno e disse al re che se veramente ci fosse stato del fuoco, il pezzo di legno sarebbe tornato a galla bruciato ma Colapesce no perchè morto. Lo attesero per giorni e giorni ma Colapesce non tornò. La leggenda narra che Colapesce continui ancora oggi a sostenere la Sicilia e se a volte la terra trema tra Messina e Catania è perchè è lui che cambia posizione. 
  4. Gammazita, nei pressi di Piazza Federico di Svevia a Catania e in via S.Calogero c’è una leggenda che fa riferimento alla ribellione scoppiata a Palermo nel 1282 all’ora dei Vespri di Lunedì dell’Angelo contro i dominatori del tempo i francesi Angioini, oppressori dell’isola. Alla bella Gammazita si era innamorato un soldato francese Droetto che lei non ricambiò, e il giorno del suo matrimonio, mentre lei si recava al pozzo vicino il Castello
    Ursino, fu aggredita dal soldato e per scampare si gettò nel pozzo. Tutti gli abitanti di Catania decisero di rivendicarla facendo pronunciare la parola dialettale “ciciri” (in italiano ceci) ad alcuni passanti,
    fra i quali individuarono il soldato che, essendo straniero, era incapace di scandirla correttamente. La virtuosa Gammazita divenne esempio di patriottismo e di onestà delle donne catanesi.

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