Scopriamo insieme
le leggende dei 4 lampioni di piazza Università a Catania!
Raggiungendo piazza Università, lo scenario del tardobarocco ci coinvolge e ci attornia. Qui troviamo i palazzi nobiliari settecenteschi, dal Palazzo Gioieni d’Angiò, al Palazzo San Giuliano fino al Palazzo La Piana (nell’omonima via).
Ma vi siete mai chiesti chi ha realizzato i 4 lampioni in bronzo?
L’ingegnosità appartiene allo scultore e fondatore dell’Istituto d’Arte a Catania: Mimì Maria Lazzaro.
Quali leggende raccontano i quattro lampioni?
- La leggenda dei fratelli Pii: Anapia e Anfinomo.
- Il paladino Uzeda
- Colapesce
- Gammazita
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- La leggenda dei fratelli Pii: Anapia e Anfinomo.
Diverse fonti riportano come un’eruzione vulcanica realmente avvenuta nei pressi del villaggio etneo dei fratelli Pii, li costrinse a fuggire, ma dovettero rallentare il passo poiché portarono con loro i genitori ammalati. Gli dei, impietositi dalla tempra morale dei due giovani deviarono la colata lavica per salvarli, evitando cosi la tragedia. - Il paladino Uzeda.
Il giornalista catanese Giuseppe Malfa, per spiegare la denominazione del Castello Ursino, inventò il personaggio di fantasia del cavaliere medievale: il paladino Uzeda, un giovane invaghito della principessa Galatea, figlia del re Cocalo, che durante una passeggiata a cavallo vicino lago di Nicito (oggi via), viene scaraventata d’improvviso a terra svenendo. Al risveglio la principessa, urla contro il paladino Uzeda che aveva tentato di baciarla per svegliarla, e sapeva che non avrebbe mai potuto sposare un uomo che non era nemmeno cavaliere. Così, l’innamorato paladino Uzeda per conquistare il cuore della principessa Galatea, diventa eroe, sconfiggerà i giganti Ursini per coronare il suo sogno d’amore. - Colapesce da Nicola-Cola, era un giovane che viveva a Capo Peloro nel messinese.
Trascorreva intere giornate al mare, egli si sentiva libero ma, la madre era contraria e un giorno lo maledì affinché diventasse un pesce. E così avvenne! Cola, iniziò a mutare in pesce e tutta la Sicilia venne a sapere su di lui, tanto che il re normanno Ruggero volle metterlo alla prova: gettò in mare una coppa d’oro e Cola la trovò, allora il re gettò una corona e nel punto più profondo degli abissi e quando Cola si rituffò, scoprì che la Sicilia poggiava su 3 colonne, una delle quali però era distrutta dal fuoco tra Catania e Messina. Allora Colapesce decise di mostrare al re Ruggero che stava dicendo la verità, portò con sè un pezzo di legno e disse al re che se veramente ci fosse stato del fuoco, il pezzo di legno sarebbe tornato a galla bruciato ma Colapesce no perchè morto. Lo attesero per giorni e giorni ma Colapesce non tornò. La leggenda narra che Colapesce continui ancora oggi a sostenere la Sicilia e se a volte la terra trema tra Messina e Catania è perchè è lui che cambia posizione. - Gammazita, nei pressi di Piazza Federico di Svevia a Catania e in via S.Calogero c’è una leggenda che fa riferimento alla ribellione scoppiata a Palermo nel 1282 all’ora dei Vespri di Lunedì dell’Angelo contro i dominatori del tempo i francesi Angioini, oppressori dell’isola. Alla bella Gammazita si era innamorato un soldato francese Droetto che lei non ricambiò, e il giorno del suo matrimonio, mentre lei si recava al pozzo vicino il Castello
Ursino, fu aggredita dal soldato e per scampare si gettò nel pozzo. Tutti gli abitanti di Catania decisero di rivendicarla facendo pronunciare la parola dialettale “ciciri” (in italiano ceci) ad alcuni passanti,
fra i quali individuarono il soldato che, essendo straniero, era incapace di scandirla correttamente. La virtuosa Gammazita divenne esempio di patriottismo e di onestà delle donne catanesi.